22 febbraio 2012

Valerio Verbano 22 febbraio 1980

Valerio Verbano per me è sempre stato un volto, un bel volto, quello delle foto che giravano sulla rete, sul manifesto, sui tatzebao dei compagni che ne ricordavano la morte. Valerio, ucciso dai fascisti, Valerio, un partigiano, Valerio, uno di noi.
Non conoscevo i dettagli della sua morte, sapevo solo che era uno dei tanti compagni ammazzati dai fascisti. Fin quando non ho letto Sia folgorante la fine che sua madre Carla ha scritto a quattro mani con Alessandro Capponi per i tipi della Rizzoli.
Un libro che consiglio a  tutti. Perché oltre a raccontare senza morbosità la vita e l'omicidio di Valerio (il cui movente non è chiaro anche se è in qualche modo legato a un dossier sui collegamenti tra eversione nera e Stato cui stava lavorando) è una testimonianza altissima di partecipazione civile, un esempio di impegno politico nel senso più alto del termine quello di vita della città oggi svilito a schieramento (da tifoseria) per un partito. Un libro nel quale Carla non si schiera con la violenza armata ma non per questo rende uguali l'eversione di destra e quella di sinistra.

Leggendo il libro mi sono emozionato, ho pianto e  mi sono commosso, per Valerio quando in fin di vita chiede con un sussurro aiuto mamma e per Carla, una mamma di 86 anni che non solo non si è ancora non si è arresa all'omertà di stato e a quella dei fascisti (che forse è la stessa) ma che oggi alla sua veneranda età tiene anche un blog intitolato al figlio.
Un libro che mi ha toccato il cuore e mi ha fatto soffrire per la vita interrotta di Valerio, che stava per compire 19 anni, per l'ingiustizia doppia subita da Carla, ma che mi ha dato anche la certezza della speranza, perché se Carla è sopravvissuta a un dolore così grande che io posso solo a malapena immaginare noi che viviamo attanagliati da ben più piccoli tormenti non possiamo certo desistere. Lei non lo ha fatto e ancora oggi cerca la verità.

Sia folgorante la fine dovrebbe essere letto in tutte le scuole, al biennio, tra un Verga e un Pirandello perché è un esempio alto anche di scrittura, di sapiente calibratura tra ricordi e digressioni, ché spiega Carla,  ogni tanto deve parlare d'altro, altrimenti non ce la fa. E poi una seconda volta in quinto perché fa il racconto di un momento recente e troppo spesso voluto dimenticare della storia della nostra Repubblica. E Valerio che era davvero di sinistra si indignò che i cari compagni per colpire i fascisti facessero come loro e sparassero nel mucchio (gli avventori di un bar) ma gli venne fascisticamente ricordato - con una delinquenza paternalistica che ricordo bene anche io quanto frequentavo da studente Radio Onda Rossa - che tutto finiva bene perché un fascista morto era comunque un fascista di meno.

Un libro che oggi è uno dei pochi mezzi che ho, che abbiamo, per conoscere Valerio, quel dolce ragazzo compagno e autonomo che è stato ammazzato da tre fascisti, in casa sua, dinamica singolare e rara negli omicidi politici di quegli anni.

Grazie a sua madre per me Valerio non è più solamente il bel volto di una vittima dei fascisti ma è anche una persona con una sua storia che sto imparando a conoscere.

E adesso Valerio manca un po' anche a me.

 
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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