28 gennaio 2011

Hitler Rap

Anche se la canzone non fa parte del film Mel Brooks azzeccò questo singolo che ebbe un certo successo.
la canzone allora mi piaceva molto. Oggi me ne ero dimenticato.


ecco il testo, spassosissimo

Well
hi there people
you know me
I used to run a little joint called Germany.
I was number one
the people's choice
And everybody listened to my mighty voice.
My name is Adolf
I'm on the mike.
I'm gonna hip you to the story of the New Third Reich.
It all began down in Munich town and pretty soon
The word started gettin' around.
So I said to Martin Boorman
I said
Hey Marty, why don't we throw a little nazi party?
We had an election
well
kinda sorta
And before you knew it hello
new order.
To all those mothers in the fatherland I said
Achtung, Baby, I got me a plan
.
'YVhatcha got Adolf? Whatcha gonna do?"
I said "how about this one
World War Two?"

To be or not to be
oh baby
can't you see
We're gonna take it to the top. 
You're making history
And it feels so good to me
ooh darlin' please don't ever stop.
Don't be stupid; be a smarty
come on and join the nazi party.

Like humpty dumpty offa that wall
All the little countries they began to fall
Holland
Belgium
Denmark
Poland-
The troops were rockin' and the tanks were rollin'
We were swingin' along with a song in our hearts.
And "Deutschland uber alles" was making the charts
We had a new step called a goosestep we were marching to.
Well
it's sorta kinda like a German boogaloo
I was gettin' what I wanted
but it wasn't enough.
So I called the boys
I said boys
get though
Now I surrounded myself with some unusual cats.
There was skinny little Goebbles and G�ring mister fats
And let's not forget ole Himmler and Hess.
You'd better believe we made a hell of a mess
Say Heil - Heil - siegety Heil
we gonna whip it on the people teutonic style

To be or not to be
oh baby can't you see
We're gonna make it to the top.
You are our destiny
This thing was meant to be
why don't we do it till we drop?

Say you boots ain't black and shirt ainY brown?
Well
get back Jack
you can't get down. 

Do it
Adolf
do it.
I drank wine from the Rhine with the finest ladies
And we did it in the back of my black Mercedes.
I was on a roll
I couldn't lose
then came D-day
the birth of the blues.
The Yanks and the Brits started raising cain
Those guys were the pits
I was goin' insane.
People all around me started swallowing pills
Let's face it
folks
we was going downhill.
Berlin was crumbling
we was under the gun
Time to look out for number one.
So I grabbed a blonde and a case of beer
Say the Russians are commin'
lets get out of here.
To be or not to be
oh honey
can't you see
We had to take it to the top. You sure made history
And it felt so good to me
oh schatze

Please don't ever stop.
Auf wiedersehn
good to've seen ya
I got a one way ticket to Argentina.
To be or not to be
oh baby
can't you see
We've got to take it to the top. You're makin' history
And it feels so good to me

Why don't we do it till we drop?
We have ways of making you dance . . .
- Sprechen Sie Argentinian ?



Però che nostalgia gli anni 80!!!


27 gennaio 2011

Giornata della memoria

C'è una scena in Essere o non essere (Usa, 1983) di Mel Brooks che mi ha sempre stretto il cuore. Il film, il remake di un film di Ernst Lubitsch, (Vogliamo vivere!) (Usa, 1942) racconta sotto forma di commedia l'invasione nazista della Polonia e la deportazione degli ebrei dal punto di vista di una scalcinata compagnia di teatro.
La scena che vi voglio far vedere è subito prima della fine del film.
nel teatro ormai chiuso ai polacchi in una serata dedicata solo alle truppe naziste, la compagnia riesce a far scappare alcuni arrestati destinati ai campi di concentramento (tra i quali, oltre agli ebrei, anche una checca che nella scena ha un ruolo cruciale) sotto il naso dei nazisti camuffandoli tra gli attori. Fingono di essere tutti dei clown guadagnando l'uscita del teatro (e la libertà). Quando una vecchietta si trova davanti a tutti i nazisti sclera (lo avrei fatto anche io...) rischiando di smascherare l'inghippo. La checca se ne accorge e con un colpo di genio salva la situazione.



Vidi per la prima volta questo film nel 1984 a Massenzio (le proiezioni estive delle prime estati romane). La scena mi colpì al punto che cercai tra i titoli di coda il nome dell'attrice: Eda Reiss Merin. Non ho mai dimenticato quel nome.
La sua interpretazione e, in generale, una scena del genere in un film comico ha l'effetto di una doccia fredda e ricorda la follia collettiva dei nazisti (e di noi fascisti che eravamo con loro alleati) anche in un film che ti fa sorridere. Non amo di solito sorridere su temi seri, ho odiato a morte Train de vie ma il film di Mel Brooks è un film serio anche se è una commedia. E non dimentica i gay. Questa scena lo dimostra. Spero che vi emozioni come ha emozionato me.

Per non dimenticare. MAI

25 gennaio 2011

bollettino ufficiale sullo stato del mio umore

Ma si’ nun tuorne tu
dimmello ch’aggiu fatto si nun tuorne tu
ajere m’hanno ditto ca’ nun tuorne cchiù
dimane è ‘n‘atu juorno ma nun tuorne
e si’ nun tuorne tu
dimmello ch’aggiu fatto si’ nun tuorne tu
‘a gente n’apprufitta ca’ nun tuorne cchiù
‘a notte nun m’addormo si’ nun tuorne...
ma nun tuorne

15 gennaio 2011

I padroni del vapore: sul contratto ad hoc di Mirafiori non firmato dalla Fiom

Ecco un po' di informazioni per apprezzare (sic!) fino in fondo la vittoria del si al referendo nella fabbrica Fiat (ora Fiat Crysler) Mirafiori.

Buona lettura!

Un po' di storia

Il conflitto Fiat-Fiom scoppiato a fine 2010 sul progetto per lo stabilimento di Mirafiori a Torino – che segue l’analoga vicenda per lo stabilimento di Pomigliano d’Arco – è importante per il futuro economico e sociale del paese. Giornali e tv presentano la versione Fiat, sostenuta anche dal governo, per cui con la crescente competizione internazionale nel mercato dell’auto i lavoratori devono accettare condizioni di lavoro peggiori, la perdita di alcuni diritti, fino all’impossibilità di scegliere in modo democratico i propri rappresentanti sindacali.
Vediamo i fatti. Nel 2009 la Fiat ha prodotto 650 mila auto in Italia, appena un terzo di quelle realizzate nel 1990, mentre le quantità prodotte nei maggiori paesi europei sono cresciute o rimaste stabili. La Fiat spende per investimenti produttivi e per ricerca e sviluppo quote di fatturato significativamente inferiori a quelle dei suoi principali concorrenti europei, ed è poco attiva nel campo delle fonti di propulsione a basso impatto ambientale. A differenza di quanto avvenuto tra il 2004 e il 2008 – quando l’azienda si è ripresa da una crisi che sembrava fatale – negli ultimi anni la Fiat non ha introdotto nuovi modelli. Il risultato è stata una quota di mercato che in Europa è scesa al 6,7%, la caduta più alta registrata nel continente nel corso del 2010.
Al tempo stesso, tuttavia, nel terzo trimestre del 2010 la Fiat guida la classifica di redditività per gli azionisti, con un ritorno sul capitale del 33%. La recente divisione tra Fiat Auto e Fiat Industrial e l’interesse ad acquisire una quota di maggioranza nella Chrysler segnalano che le priorità della Fiat sono sempre più orientate verso la dimensione finanziaria, a cui potrebbe essere sacrificata in futuro la produzione di auto in Italia e la stessa proprietà degli stabilimenti.
A dispetto della retorica dell’impresa capace di “stare sul mercato sulle proprie gambe”, va ricordato che la Fiat ha perseguito questa strategia ottenendo a vario titolo, tra la fine degli anni ottanta e i primi anni duemila, contributi pubblici dal governo italiano stimati nell’ordine di 500 milioni di euro l’anno. A fare le spese di questa gestione aziendale sono stati soprattutto i lavoratori. Negli ultimi dieci anni l’occupazione Fiat nel settore auto a livello mondiale è scesa da 74 mila a 54 mila addetti, e di questi appena 22 mila lavorano nelle fabbriche italiane. Le qualifiche dei lavoratori Fiat sono in genere inferiori a quelle dei concorrenti, i salari  medi sono tra i più bassi d’Europa e la distanza dalle remunerazioni degli alti dirigenti non è mai stata così alta: Sergio Marchionne guadagna oltre 250 volte il salario di un operaio.
Questi dati devono essere al centro della discussione sul futuro della Fiat. L’accordo concluso dalla Fiat con Fim, Uilm e Fimsic per Mirafiori – che la Fiom ha rifiutato di firmare – prevede un vago piano industriale, poco credibile sui livelli produttivi, tanto da rendere improbabile ora ogni valutazione sulla produttività. L’accordo appare inadeguato a rilanciare e qualificare la produzione, e scarica i costi sul peggioramento delle condizioni dei lavoratori. Sul piano delle relazioni industriali i contenuti dell’accordo sono particolarmente gravi: l’accordo si presenta come sostitutivo del contratto nazionale di lavoro, e cancellerebbe la Fiom dalla presenza nell’azienda e dal suo ruolo di rappresentanza dei lavoratori che vi hanno liberamente aderito. Il referendum del 13-14 gennaio tra i dipendenti sull’accordo, con la minaccia Fiat di cancellare l’investimento nel caso sia respinto, pone i lavoratori di fronte a una scelta impossibile tra diritti e lavoro. In questa prospettiva, la strategia Fiat appare come la gestione di un ridimensionamento produttivo in Italia, scaricando costi e rischi sui lavoratori e imponendo un modello di relazioni industriali ispirato agli aspetti peggiori di quello americano.
Esistono alternative a una strategia di questo tipo. In Europa la crisi è stata affrontata da imprese come la Volkswagen con accordi sindacali che hanno ridotto l’orario, limitato la perdita di reddito e tutelato capacità produttive e occupazione; in questo modo la produzione sta ora riprendendo insieme alla domanda. Produrre auto in Europa è possibile se c’è un forte impegno di ricerca e sviluppo, innovazione e investimenti attenti alla sostenibilità ambientale; per questo sono necessari lavoratori con più competenze, meno precarietà e salari adeguati; un’organizzazione del lavoro contrattata con i sindacati che assicuri alta qualità, flessibilità delle produzioni e integrazione delle funzioni. E’ necessaria una politica industriale da parte del governo che non si limiti agli incentivi per la rottamazione delle auto, ma definisca la direzione dell’innovazione e degli investimenti verso produzioni sostenibili e di qualità; le condizioni per mercati più efficienti; l’integrazione con le politiche della ricerca, del lavoro, della domanda. Considerando l’eccesso di capacità produttiva nell’auto in Europa, è auspicabile che queste politiche vengano definite in un contesto europeo, evitando competizioni al ribasso su costi e condizioni di lavoro. Su tutti questi temi è necessario un confronto, un negoziato e un accordo con i sindacati che rappresentano i lavoratori dell’azienda.
In nessun paese europeo l’industria dell’auto ha tentato di eliminare un sindacato critico della strategia aziendale dalla possibilità di negoziare le condizioni di lavoro e di rappresentare i lavoratori. L’accordo Fiat di Mirafiori riduce le libertà e gli spazi di democrazia, aprendo uno scontro che riporterebbe indietro l’economia e il paese.
Ci auguriamo che la Fiat rinunci a una strada che non porterebbe risultati economici, ma un inasprimento dei conflitti sociali. Ci auguriamo che governo e forze politiche e sindacali contribuiscano a una soluzione di questo conflitto che ristabilisca i diritti dei lavoratori a essere rappresentati in modo democratico e tuteli le condizioni di lavoro. Esprimiamo la nostra solidarietà ai lavoratori coinvolti e alla Fiom, sosteniamo lo sciopero nazionale del 28 gennaio 2011 e ci impegniamo ad aprire una discussione sul futuro dell’industria, del lavoro e della democrazia, sui luoghi di lavoro e nella società italiana.
Margherita Balconi, Università di Pavia
Paolo Bosi, Università di Modena e Reggio Emilia
Gian Paolo Caselli, Università di Modena e Reggio Emilia
Daniele Checchi, Università Statale di Milano
Tommaso Ciarli, Max Planck Institute of Economics
Vincenzo Comito, Università di Urbino
Marcella Corsi, Università di Roma “La Sapienza”
Pasquale De Muro, Università di Roma Tre
Giovanni Dosi, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa
Marco Faillo, Università degli Studi di Trento
Paolo Figini, Università di Bologna
Massimo Florio, Università Statale di Milano
Maurizio Franzini, Università di Roma “La Sapienza”
Lia Fubini, Università di Torino
Andrea Fumagalli, Università di Pavia
Mauro Gallegati, Università Politecnica delle Marche
Adriano Giannola, Università di Napoli Federico II
Anna Giunta, Università di Roma Tre
Andrea Ginzburg, Università di Modena e Reggio Emilia
Claudio Gnesutta, Università di Roma “La Sapienza”
Elena Granaglia, Università di Roma Tre
Simona Iammarino, London School of Economics
Peter Kammerer, Università di Urbino
Paolo Leon, Università di Roma Tre
Stefano Lucarelli, Università di Bergamo
Luigi Marengo, Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa
Pietro Masina, Università di Napoli “L’Orientale”
Massimiliano Mazzanti, Università di Ferrara
Marco Mazzoli, Università Cattolica di Piacenza
Domenico Mario Nuti, Università di Roma “La Sapienza”
Paolo Palazzi, Università di Roma “La Sapienza”
Cosimo Perrotta, Università del Salento
Mario Pianta, Università di Urbino
Paolo Pini, Università di Ferrara
Felice Roberto Pizzuti, Università di Roma “La Sapienza”
Andrea Ricci, Università di Urbino
Andrea Roventini, Università di Verona
Maria Savona, University of Sussex
Francesco Scacciati, Università di Torino
Alessandro Sterlacchini, Università Politecnica delle Marche
Stefano Sylos Labini, Enea
Giuseppe Tattara, Università di Venezia
Andrea Vaona, Università di Verona
Marco Vivarelli, Università Cattolica di Piacenza
Antonello Zanfei, Università di Urbino
Adelino Zanini, Università Politecnica delle Marche
fonte: il manifesto

Che cosa cambia con l'accordo


Mirafiori, ecco cosa prevede l'accordo

Mirafiori: ecco cosa prevede l'intesa del 23 dicembre che la Fiom non ha firmato e che i lavoratori votano nel referendum.

L'accordo per lo stabilimento di Mirafiori firmato tra Fiat e i sindacati metalmeccanici, esclusa la Fiom-Cgil, riguarda solo i circa 5.400 dipendenti dello stabilimento Mirafiori Carrozzeria: i lavoratori passeranno alla joint venture Fiat-Chrysler, una “newco” (“new company”, così definiscono una nuova società) per realizzare investimenti per un miliardo. I lavoratori si preparano a votare a partire da giovedi' alle 22.00.

LA JOINT VENTURE FIAT-CHRYSLER
La nuova società avrà un contratto di lavoro ad hoc e inizialmente non aderirà a Confindustria in attesa che venga formalizzato un nuovo contratto per il settore auto, almeno stando al cosiddetto 'Patto di New York' stabilito tra l'ad di Fiat Sergio Marchionne e la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. I rapporti di lavoro saranno regolati in base alle norme contenute nell'accordo separato, non sottoscritto dalla Fiom, firmato il 23 dicembre da Fim, Uilm, Ugl Metalmeccanici, Fismic, e Agenquadri.

TURNI
A regime i dipendenti lavoreranno su 18 turni (tre turni al giorno su sei giorni) con una settimana di sei giorni lavorativi e la successiva di quattro giorni. Il 18esimo turno sara' retribuito con la maggiorazione dello straordinario. Gli addetti alla manutenzione e alla centrale vernici lavoreranno su 21 turni (sette giorni su sette) mentre per gli addetti al turno centrale (quadri, impiegati e operai) l'orario sara' dalle 8.00 alle 17.00 con un'ora di pausa non retribuita. Con l'aumento dei turni si avranno circa 3.500 lordi annui in busta paga in piu'.

DIVIETO DI SCIOPERO
I lavoratori, dopo aver fatto il referendum e sottoscritto il contratto, non possono scioperare contro clausole contenute nell'accordo. Altrimenti rischiano del licenziamento.

STRAORDINARI
Possibilità di fare straordinari senza contrattazione. Si passerà dalle 40 ore previste annualmente dal contratto nazionale dei metalmeccanici a 120 ore del nuovo accordo. In sostanza saranno 120 le ore di straordinario obbligatorie ogni anno (15 sabati lavorativi), 80 in piu' delle 40 attuali.

PAUSE
Il nuovo accordo prevede 30 minuti di pausa, al posto degli attuali 40: tre di 10 minuti invece che due da 15 e una da 10. I 10 minuti in meno verranno retribuiti dall'azienda (32,47 euro al mese di compensazione). La pausa mensa di mezz'ora per ora rimarrà a metà turno. L'accordo prevede che lo spostamento a fine turno della pausa mensa sarà discusso all'entrata in vigore effettiva della joint venture tra Fiat e Chrysler.

CASSA INTEGRAZIONE
Si chiedera' la cassa integrazione straordinaria per tutto il personale dal 14 febbraio 2011 (quando finira' l'ordinaria) per la durata di un anno.

RETRIBUZIONI
La retribuzione annua individuale verrà aumentata di 3.700 euro per l'incidenza delle maggiorazioni di turno.

ASSENTEISMO
Diverse le soglie di assenteismo presentate nell'accordo. Quando il tasso di assenteismo a Mirafiori supererà determinate soglie progressive (6% dal luglio 2011, 4% dal gennaio 2012, 3% dal 2013) non verrà pagata al dipendente l'integrazione a carico dell'azienda relativa al primo giorno di malattia: in particolare a chi abbia iniziato la malattia, collegandosi a riposi, festività e ferie. Da questa norma sono esclusi i dipendenti affetti da gravi patologie.

RAPPRESENTANZA SINDACALE
Addio alle Rsu, le rappresentanze sindacali unitarie, aperte a firmatari e no ma comunque con un peso del 5%. Arrivano le Rsa, le rappresentanze sindacali aziendali. Il nuovo contratto ad hoc per Mirafiori non riconosce l'accordo interconfederale del 1993 sulla rappresentanza sindacale, ma si rifà allo Statuto dei lavoratori che prevede la rappresentanza solo per i firmatari del contratto. Chi non firma l'accordo, come la Fiom, non avrà delegati in fabbrica, né potrà indire assemblee.

FORMAZIONE
Saranno tenuti corsi di formazione per i lavoratori in cig: la frequenza sara' obbligatoria.

ORGANICI
Le assunzioni del personale per la joint venture saranno fatte prioritariamente dagli stabilimenti Fga di Mirafiori e successivamente dalle altre Fiat torinesi garantendo retribuzione e inquadramento precedenti. Sara' riconosciuta l'anzianita' aziendale pregressa e sara' liquidato il Tfr a chi lo chiedera'.

CLAUSOLA DI RESPONSABILITA'
Come gia' previsto per lo stabilimento di Pomigliano, il non rispetto degli impegni assunti con l'accordo comporta sanzioni in relazione a contributi sindacali, permessi per direttivi e permessi sindacali aggiuntivi allo Statuto dei Lavoratori.

PRODUZIONE DAL 2012
A partire dal terzo trimestre del 2012 Mirafiori avvierà la produzione di Suv per i marchi Jeep e Alfa Romeo. Dal 14 gennaio i lavoratori torneranno in cassa integrazione per un anno * e parteciperanno a programmi di formazione. A regime lo stabilimento torinese produrrà tra le 250mila e le 280mila unità, destinate ai mercati internazionali. Il Lingotto prevede di investire circa un miliardo, nel quadro dei 20 miliardi previsti dal progetto "Fabbrica Italia", presentato da Marchionne lo scorso aprile all'investor day

* trattasi di Cassa Integrazione Straordinaria, cioè pagata dalla Collettività (cioè dai cittadini italiani)

fonte rassegnastampapersonale (da prendere in maniera critica visto che sbaglia i soldi in più in busta paga di una grandezza si parla di migliaia di euro invece che centinaia...)

La situazione dopo la vittoria del sì in fabbrica


Il risultato che il “fronte del no”, prima del voto, avrebbe sottoscritto senza problemi come una vittoria. Ma che dopo i quattro seggi del reparto montaggio – i “no” avevano prevalso in modo decisamente inatteso col 53% – suona come una beffa. Alla fine i “sì” hanno prevalso solo grazie al voto degli impiegati (421 favore, 20 contro), i meno toccati dall”accordo” nelle condizioni di lavoro.
La conclusione è giunta verso le sette di mattina, dopo una lunga notte in cui le operazioni sono andate decisamente a rilento anche a causa del “giallo” della sparizione di 58 schede al seggio numero 8, uno dei quattro del reparto montaggio. Poi si è visto che in realtà la commissione elettorale aveva sbagliato al momento della vidimazione delle schede, timbrandone appunto 58 in più. Questo dato cambia anche quello sull'affluenza: invece del 96,07% registrato inizialmente, in totale ha votato il 94,89 degli aventi diritto (5,154 lavoratori).
Dunque, come ha detto a caldo il segretario nazionale della Fiom, Giorgio Airaudo, «bisogna apprezzare il grande coraggio e l'onestà di una grandissima parte dei lavoratori di Mirafiori che hanno detto di no all'accordo. Gli operai delle linee di montaggio hanno detto di no. Di fatto sono stati decisivi gli impiegati che a Mirafiori sono in gran parte capi e struttura gerarchica».
Come e meglio di Pomigliano (dove i “no” avevano raggiunto un 36% impensabile all'inizio), il risultato non permette a Marchionne di prendere cappello e chiudere la fabbrica, ma gli consegna un corpo sociale che nella sua maggioranza “vera” (gli operai di linea, quelli che “fanno” la macchina) non è affatto piegato al suo volere e lo ha detto con forza.
Per poter dare una valutazione seria di questo risultato occore ricordare che il fronte dei sindacati pro-accordo (Fim Cisl, Uilm, Ugl, Fismic) aveva prima di ieri il 71% dei voti nelle Rsu, mentre il “fronte del no” (Fiom, in primo luogo, più Cobas e Usb) soltanto il 29. Si è quindi verificato un “quasi” perfetto rovesciamento degli equilibri interni a questa fabbrica, da molti anni dipinta come “rassegnata” e ormai estranea al conflitto sociale.
Se riguardiamo il film dei giorni scorsi, fino al voto, dobbiamo ricordare le centinaia di persone, uomini e donne spesso in lacrime, che spiegavano alle telecamere che avrebbero detto “sì” solo perché messi di fronte a un ricatto in piena regola, un autentico “o la borsa o la vita”. Dobbiamo quindi sapere tutti – Marchionne, i “sindacati complici”, l'inguardabile classe politica di questo paese – che persino in questo microcosmo di 5.400 persone messe con le spalle al muro non trova “consenso” autentico uno imbarbarimento delle vite e un annullamento dei diritti che vuol riportare il lavoro nelle condizioni degli inizi dell'800.
Di fatto dunque, e non per paradosso, si tratta del risultato peggiore possibile per i sostenitori di questa “modernizzazione” a rovescio: dovete fare quel che avete detto, ma sapendo di avere la maggioranza contro. Qui, nel paese del bunga-bunga e dell'affidarsi a qualche santo.
Da questo dato prende una spinta decisiva anche tutto il movimento che va preparando lo sciopero generale dei metalmeccanici del 28 gennaio: “vincere è possibile”, come aveva spiegato Maurizio Landini prima del voto. Bisogna smetterla di farsi inchiodare dalla paura e dal pessimismo sistematico. In fondo, ci sono già riusciti a Tunisi...
fonte: ilmanifesto

Infine ecco il link per leggere l'accordo firmato il 23 dicembre scorso dai sindacati con l'esclusione della Fiom.

Bel paese di merda, nevvero?

13 gennaio 2011

Che succede se il presidente russo Dmitri Medvedev decine di diminuire ulteriormente i fusi orari (abbassati già da 11 a 9)? Che in Kamchatka dove a Mezzogiorno fa già buio la gente si incazza e protesta...

Il Territorio della Kamčatka è un kraj della Russia costituito il 1 luglio 2007 in seguito alla fusione delle precedenti unità territoriali dell'oblast' (regione) di Kamčatka e della Korjakia (o Circondario Autonomo dei Coriacchi).

La Federazione Russa è divisa in 83 entità federali (unità amministrative), 21 delle quali sono dette repubbliche,
46 sono oblast' (+ un oblast' autonomo), 9 sono Kraj (territori zone poco abitate della federazione), le due principali città della Russia costituiscono soggetti federali a sé stanti, e infiine 4 circondari autonomi, benché 3 di essi siano considerati anche oblast', costituiscono dei soggetti federali.

Le repubbliche differiscono dalle altre entità federali, in quanto hanno il diritto di stabilire una loro lingua ufficiale (Articolo 68 della Costituzione della Federazione Russa). Altre entità federali, come i kraj e le oblast', non hanno tale diritto. Comunque, come per le altre entità federali, la sovranità governativa di una repubblica non è riconosciuta (articolo 3).

Come potee vedere dala cartina  il kraj della Kamčatka è all'estremo oriente della Federazione russa e sa 9 ore avanti rispetto Mosca. O meglio, stava, perchè dal 28 marzo 2010  in concomitanza al passaggio all’ora legale ne sono spariti due. La regione di Samara e la repubblica di Udmurtia (un’ora avanti rispetto a Mosca) sono passate all’ora della capitale, mentre la Chukotka e la Kamchatka (più nove ore da Mosca) a quella di Magadan (sette ore da Mosca).
Ovviamente i fusi orari rimangono 11 ma i vari govenri hanno facoltà di decidere diversamente per l'ora ufficale (la Cina per esempio ha un'uico fuso orario).
Ecco la mappa dei nuovi fusi orari in Russia.

Con questa nuova suddivisione nella Kamčatka fa buio alle 12 (!!!) (prima era alle 15) con tutto quel che ne consegue:

aumento del consumo di energia elettrica, insufficienza dei fondi pubblici per illuminare gli edifici delle istituzioni. Per questo motivo le scuole di Petropavlovsk Kamčatskij (il capoluogo) hanno annullato buona parte dei loro corsi extracurricolari, che solitamente si tengono dopo le lezioni regolari, per risparmiare sulla corrente elettrica.
Per tacere degli effetti deleteri per chiunque, in particolare sulle fasce deboli della popolazione bambini e nziani.
Per questi motivi gli abitanti della città hanno deciso di manifestare chiedendo al governo locale la possibilità di esprimere la loro contrarietà al nuovo progetto di Medvedev attraverso un referendum.
Nuovo progetto. Già, perchè Medvedev sta pensando di abbassare ulteriromente il numero di Fusi orari, così Circa tremila persone hanno manifestato ieri nella piazza centrale di Petropavlovsk Kamčatskij gridando «Ridateci indietro il nostro tempo».

E Paesanini aggiunge Aridatejelo!!!

Questo post soddisfa di più le mie curiosità rispetto la notizia che ho letto stamane su epubblica (il cartaceo) ma già online qui.

Fonti di questo post

La Repubblica.

Cnn (e la "traduzione" italiana pubblicata su http://www.ilpost.it/2010/12/11/la-kamcatka-protesta-per-i-nuovi-fusi-orari-russi/)

Russiaoggi, al quale devo la splendida cartina dei fusi orari (ma tutto il psot è preciso e chiaro...)

Wikipedia

Alemanno vattene!

7 gennaio 2011

Geraldine Huff Doyle chi era costei?

L'idea che le donne, in quanto donne, non possano fare i lavori considerati "maschili" è ancora talmente diffusa tra i giovanissimi che ai miei studenti racconto sempre un pezzo di storia americana.
Durante la seconda guerra mondiale gli americani avevano bisogno che le donne subentrassero come operaie nelle fabbriche per costruire armi, munizioni e ricambi per mezzi bellici. Le donne di fatto sostituirono gli uomini che erano andati sul fronte.
Non che le donne non potessero farlo: tantissime anzi lo fecero anche se all'epoca le donne non potevano avere esattamente le stesse mansioni di un uomo nell'esercito, ma sto divagando.
Lavori tradizionalmente e socialmente considerati e accettati come lavori femminili vennero fatti dunque da donne. Non che le donne dovessero provare  di essere in grado era la società che doveva trovare questi lavori accettabili per una donna. D'altronde anche ai giorni nostri in quanti lavori normalmente considerati maschili, siamo stati abitati a vedere affiancarsi sempre più numerosamente le donne? Conducenti di autobus e di taxi, agenti di polizia, municipale, stradale, soldato, le donne si sono conquistate spazi socialmente preclusi e ancora stanno lottando molto per ottenere la stessa retribuzione economica, lo stesso prestigio, a parità di mansioni, con un uomo.
Una di queste donne divenne, a sua insaputa, ispiratrice per un poster, ideato da J. Howard Miller per conto del War Production Co-Ordinating Committee della Westinghouse. Questi comitati il cui scopo principale era di favorire la cooperazione tra forze lavorative e forze manageriali delle industrie durante il periodo bellico spesso erano solo dei comitati morali che producevano e distribuivano poster e organizzavano le vendite dei buoni di guerra coi quali il governo co-finanziava le spese di guerra (se ne parla, tra gli altri, nel film di Clint Eastwood del 2006 Flag of Ours Fathers). Altri comitati andarono oltre e risolsero davvero problemi legati alla produzione e problemi tra operai e manager*.
Miller usò una foto fatta a una operaia in una fabbrica del Michigan,  per il famoso poster "We Can Do It" nel 1942.

La donna operaia la cui foto era stata usata per questo poster era Geraldine Hoff Doyle

Nello stesso periodo Rockwell disegnò un altro poster conosciuto come Rosie the Riveters (Rosie la rivettatrice) usato come copertina del The Saturday Evening Post, il 29 Maggio del 1943 che spesso viene confuso con il poster  "We Can Do It" mentre si tratta di tutt'altra immagine come fa il sito America 24.



Geraldine Hoff Doyle è morta lo scorso 29 dicembre e la notizia è stata data dai nostri mezzi di informazione in maniera assai deludente. Nessuno ha pensato di approfondire un minimo il contesto in cui il poster è stato fatto, Hanno tutti sottolineato il fatto che Geraldine fosse rimasta all'oscuro del poster fino al 1984 quando ,vedendolo epr la prima volta, si sarebbe riconosciuta in quella giovane donna (tutti riportando la stessa notizia Ansa).
Curiosi i titoli scelti dalle varie testate:

Morta geraldine Doyle volto del Poster Bellico (corsera)


Adn kronos titola:

E' morta Geraldine, operaia icona del poster antinazista degli Usa in guerra
In realtà gli stati uniti erano in guerra anche contro di noi... (almeno fino al 43) ma questo non piace a nessuno ricordarlo. Eppure scrivere  E' morta Geraldine, operaia icona del poster antifascista degli Usa in guerra" non è più sbagliato degli altri due titoli.

Molto curioso, nazisticamente di parte, è quello del Giornale:

È morta Geraldine Doyle la donna che incarnò la resistenza Usa ai giapponesi

Ai Giapponesi???? E a Hitler no??? Nell'articolo non c'è giustificazione epr questa lettura esclusivista dell'incitamento bellico...


Repubblica taglia la testa al toro e titola Addio a geraldine simbolo del femminismo usa. 


Ora è vero che il poster ha assunto, nel tempo, un significato di emancipazione femminile e femminista, ma quando il poster uscì nessuno aveva il dubbio che le donne non dovessero restare al loro posto, infatti un altro dei poster prodotti sempre da Miller per lo stesso comitato è il seguente:

libera traduzione: Domande sul vostro lavoro? Chiedete al vostro supervisore, che, naturalmente, aggiungo io, è un uomo...

A farlo notare,  non è una femminista in un sito polemico ma il sito del National Museum of American History in Washington DC che così commenta: However, another poster in the same series ("Ask Your Supervisor!") makes it clear that women and their fellow workers could take this empowerment only so far.


Molti siti italiani fanno confusione col poster di Rockwell identificando tout-court geraldine con Rosie (uno fra i tanti blitzquotidiano ma l'errore è già nella notizia Ansa..


Nessuno però fa quello che un giornalista (un blogger) che possa davvero dirsi tale farebbe, e raccontarci un po' di STORIA.

Ricordare il cambiamento sociale cui le donne furono investite prima durante e dopo la seconda guerra mondiale (senza dimenticare che gli Usa uscirono dalla crisi del 29 solo con l'entrata in guerra...). Oppure ricordando altri poster prodotti dallo stesso comitato come questo splendido poster di incitazione a non perdere un attimo di tempo:







al quale forse si può accostare il poster di Miller non certo a quello di reclutamento nell'esercito, come fa Liquida che scrive il corrispettivo femminile dello Zio Sam.
 
Il poster in questione è infatti del 1917 e riguarda il reclutamento ma in tempo di pace... Quindi che c'azzecca?Ma si sa che il gossip imperversa anche nella rete e che INFORMARE sembra smepre più difficile. Concludo questo post con delle splendide foto di donne al lavoro nelle fabbriche ricordando tutte quelle che ci sono state e che ci stanno ancora.   






Visitate anche il sito
Rosie the Riveter: Women Working During World War II




*fonte National Museum of American History

4 gennaio 2011

Stamatina mi son svegliato ma niente eclissi!!!



Stamattina 4 gennaio avrei voluto svegliarmi anche io col naso all'insù per ammirare la prima eclissi anulare parziale di sole del 2011, visibile in Italia.
L'eclissi è iniziata alle alle 7:45, raggiungerà la fase massima alle 09:06 a Palermo, alle 09:11 a Roma ed alle 09:12 a Milano, per concludersi alle 10:40.
Peccato che a Roma sia nuvolo (azz, porc putt, vaff).
Nella fase massima il sole sarà oscurato per il 65%, mentre chi osserva l'eclissi dal nord della Svezia assisterà ad un oscuramento quasi dell'86%. A Catania il sole verrà oscurato dalla Luna per il 50%, a Roma per il 60% ed a Milano per il 70%.
Per chi di voi avrà la fortuna di osservare l'eclissi ricordatevi di non guardarla MAI direttamente ad occhio nudo, per evitare danni alla retina, ma con degli speciali vetrini oscurati.

Già ierisera (e stasera, nuvole permettendo) la terra sarà invasa dallo sciame meteorico delle Quadrantidi che prende il nome dalla costellazione che si trova nel Quadrante Murario. Pur essendo una delle piogge meteoriche più intense dell'anno, sono molto meno conosciute delle Perseidi della prima metà di agosto probabilmente per un motivo climatico, o perchè d'inverno la stampa se ne frega di fare informazione scientifica... Il nome quadrantide deriva da quello di una costellazione Il Quadrante, che apparve per la prima volta nel 1795 su un catalogo astronomico ad opera di J. Fortin, ma fu poi cancellato ed inglobato nella costellazione del Boote (l'aquilone). La parte settentrionale del Boote, quindi, è l'ex-costellazione del Quadrante, che dà il nome allo sciame meteorico.

Per osservare lo sciame occorre rivolgere lo sguardo entro trenta gradi in tutte le direzioni rispetto alla parte meridionale della costellazione di Boote, posta sotto la coda dell'Orsa Maggiore.

fonti di questa notizia:
Impress.it (sua anche la foto)
Italia-news
e MyStars.it

3 gennaio 2011

Mentalist una serie piena di cliché e storie maschiliste e omofobiche



Vi propongo il secondo episodio della seconda stagione di The Mentalist in America trasmessa dalla CBS (n Italia viene trasmessa in prima visione assoluta su Joi di Premium Gallery e in chiaro su Italia 1) creata da Bruno Heller autore inglese trapiantato a LA.
L'episodio si intitola The Scarlet Letter (ogni titolo ha sempre un riferimento al colore rosso perchè Il rosso è il soprannome del serial killer che ha ucciso moglie e figlia a Jane) e si riferisce all'omonimo romanzo di Nathaniel Hawthorne del 1850 (dove la protagonista, accusata di adulterio, è costretta a girare con la lettera "A" ricamata sul vestito in color scarlatto).

Potete guardare tutto l'episodio o andare subito al minuto 35 (spostando la barra di navigazione) per arrivare alla scena che voglio analizzare.
Nell'episodio si indaga sull'omicidio di una ragazza, assistente di una giovane senatrice, che, si dice, aveva una relazione col marito della donna. Come sapete se conoscete la serie il protagonista scopre altarini dal linguaggio del corpo e tutto quello che può servire a chi, come lui, faceva il sensitivo, prima che un serial killer gli uccidesse moglie e figlia.
Di solito il telefilm ci fa capire quando Patrick Jane, the Mentalist, ha qualche intuizione da un indizio apparentemente irrilevante. Stavolta sappiamo solo che la coppia, la senatrice e il marito, secondo Jane, non fa sesso (l'ho ha capito da come lui ha toccato lei).
In questa scena (madre) scopriamo:

a) che la senatrice è lesbica
b) che il marito è una copertura, ha acconsentito di sposarla dietro un compenso economico
c) che era la senatrice e non suo marito ad avere la relazione con la giovane assistente
d) che il padre della senatrice ha sedotto la giovane amata dalla senatrice per dimostrare alla figlia che quel che per lei era un Amore per l'altra ragazza era solo un'avventura. A questo comportamento da padre affettuoso ci è arrivato Jane, non la figlia che ha bisogno di sentirsi spiegare da Jane le vere intenzioni paterne
e) Che la senatrice, sospettando che la ragazza che amava vedesse qualcun altro l'ha seguita, l'ha vista in compagnia col padre, l'ha raggiunta a casa dopo che la ragazza e il padre si sono accomiatati e che, in un raptus di gelosia, l'ha uccisa (c'erano quei reggilibro in marmo...).
f) che, dopo l'omicidio, la senatrice ha chiamato il padre per farsi aiutare nel coprire l'omicidio.

Ricordo un film di diversi anni fa The Jackal di Michael Caton-Jones, (Usa, 1997) nel quale per la prima volta (o una delle prime) il personaggio della ragazza ingenua che, per amore, si lascia avvicinare dal cattivo di turno e perde la vita, è sostituita da un uomo di mezz'età, gay.
La funzione narrativa è simile.
Quando vediamo un film, soprattutto un thriller, un giallo o una commistione dei due, tutto deve tornare, secondo certi comportamenti standard e certe aspettative di comportamento che risiedono in cliché usati già tante volte nei film precedenti che vengono così consolidati e costruiti come marcatori di senso e di verisimiglianza per noi spettatori. Sono luoghi comuni, stereotipi mai del tutto privi di senso (anche se spesso questo senso è radicato in un sottostante giudizio sessista, patriarcale, maschilista od omofobo) ma che dicono smepre qualcosa sulla mentalità dell'autore del film (non tanto lo sceneggiatore il regista o chi per loro, quanto piuttosto l'industria cinematografica che c'è dietro il film, fatta di una stretta connessione di uomini d'affari banchieri politici etc) e il pubblico ideale cui questa industria crede di rivolgersi ogni volta che produce un film.
Insomma nelle nostre teste di spettatori cresciuti dal mercato e non da istanze pubbliche di lettura critica (la scuola ma anche le riviste di settore, che una volta educavano il lettore-spettatore mentre oggi servono solo a soddisfare curiosità intorno al prodotto cinema ma non ad analizzarne i contenuti o i significati impliciti) l'uomo gay che, pur ricoprendo un ruolo ad alto controllo di sicurezza (infatti serve al cattivo di turno per arrivare alla persona che vuole uccidere) si lascia irretire per amore e accoglie in casa, da vero sprovveduto, l'uomo che lo ucciderà, è modellato su quello della ragazza bella e superficiale, sciocca, ingenua per tanti motivi. Perché almeno se sei bela non sei intelligente e io spettatore, spettatrice, rosica di meno (infatti nei film e nei telefilm le ragazze intelligenti sono bruttine o conciate tale prima di schiudersi come anatroccoli e diventare bei cigni).
Perché una donna (che è per costituzione meno intelligente di un uomo)donna bella non può che esser frivola, superficiale e stupida perchè tale è la bellezza (anche se molto apprezzata).
Perché le donne stupide e superficiali si fanno meno domande e sono più disposte a stare al fianco dell'uomo secondo le sue condizioni (che sono quelle del patriarcato). .
Perché l'uomo si sa, è maschio, e non esternando i sentimenti come le donne è meno vulnerabile, più furbo, più accorto, in più sveglio, in una parola un uomo che sa badare a se stesso e alla donna che ha accanto.
Nel film di Caton-Jones era interessante l'equiparazione della sprovvedutezza femminile a quella di un gay. Non tanto e non solo per l'equiparazione tra identità di genere e orientamento sessuale (che comunque è un errore in cui indulgono tutti i film di Hollywood) (ogni gay è più femmina di un maschio etero...) ma proprio perchè, secondo loro, i rapporti omosessuali non sono così sviluppati nella società, non ne sono radicati. Sono superficiali, sprovveduti, alle prime armi, perchè non sono quelli naturali o quelli migliori per sé e per la società. Insomma se sono un gay adulto continuo a insistere in atteggiamenti che da adolescenti, dice la vulgata, abbiamo più o meno tutti, ma poi lasciamo per sviluppare la genitalità etero di Freud quella che porta alla famiglia e ai figli (secondo ben precisi ruoli sessuati).
Ecco anche perchè la chiesa ci considera disordinati perchè indulgiamo in atteggiamenti infantili...
Ecco perché, tra l'altro, le omogenitorialità danno fastidio, perchè dimostrano l'infondatezza di questa equazione.

Ma torniamo a the Mentalist.
Cosa deduciamo da questo personaggio?
1) l'omosessualità è ancora un tabù. Qualcosa da nascondere a tutti i costi, visto che per poter abbracciare la carriera politica bisogna fingersi sposate felicemente.
Questo implica che l'omosessualità viene smepre vista solo nel suo aspetto sessuale. Mi fingo sposata con un uomo e poi nel privato nella mia camera da letto posso avere tutte le ragazze che voglio.
Ma chi nel mondo reale sarebbe disposta ad accettare questo compromesso? Cioè a negare a se stessa la felicità di una vita sociale con la persona amata? Non dico che non ce ne siano. Ma quel che la gente (lo spettatore) non capisce è che la cosa terribile di queste persone non è che nascondono il proprio orientamento sessuale ma che rinunciano a una vita affettiva.
Se la senatrice crede davvero nella politica non poteva non fare del proprio orientamento sessuale uno degli issue della sua carriera. Se non lo fa dimostra di essere un pessimo politico che brama solo al potere e non a modificare la società verso standard migliori, in campo sentimental-sessuale e non solo.
2) l'omosessualità è il segno di una profonda immaturità sentimentale e dunque esistenziale. La donna in questione sarà anche brava a essersi fatta eleggere senatrice ma in campo sentimentale, in quanto lesbica non è capace di distinguere e provvedere a se stessa. Si innamora della ragazza sbagliata e il padre come fa a dimostrarlo? seducendo la ragazza lesbica. Ma che bella trovata!!!
Quindi l'assistente è una poco di buono:
a)perchè pur flirtando con la senatrice accetta la corte del padre di lei
b) perchè non è una vera lesbica visto che accetta la corte di un uomo (mentre sappiamo bene che la senatrice col marito è incapace di avere rapporti sessuali tant'è che il mentalist si è accorto subito che tra i due non c'è sesso, sesso, attenzione, non amore...).
3) Il lesbismo è descritto come storia sessuale di compromessi senza alcuna base sentimentale, come discorso privato (della camera da letto), destinato a fallire perché parte da basi sbagliate, superficiali, ingenue sessual gastronomiche, mentre i sentimenti sono solo l'illusione della più sprovveduta (la senatrice vera lesbica, contro l'arrampicatrice sociale che si concede al lesbismo per tornaconto) e che non trovano radicamento nella società.

E queste sono sole le prime implicazioni che derivano da una storia raccontata per intrattenere un pubblico di età giovane o giovanile con delle storie gialle. Eppure certi cliché, certi comportamenti iscritti in una cornice di senso (di significato) ci vengono così lo stesso inoculati senza che ce ne rendiamo conto.
Perché il problema non è che il telefilm descrive una lesbica come assassina (gli assassini e le assassine cono dappertutto) ma che per descrivere la lesbica lo fa con le caratteristiche di sprovvedutezza che abbiamo visto.
Aveva saputo fare molto meglio Henri-Georges Clouzot,nel 1955 col suo Les Diaboliques nel quale due donne, amanti, complottavano per uccidere il marito di una delle due dove la psicologia delle due donne era molto più profonda, interessante e meno maschilistica ed omofobica di quella impiegata in questo episodio di The mentalist. Attenzione. la colpa non sta nella tv americana ma proprio in questo telefilm. perchè ben altri esempi positivi anche non così recenti potrei farvi di lesbismo nella tv americana (a iniziare dal personaggi di Willow in Buffy the Vampire Slayer.
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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