21 luglio 2009

Mina da 1 a 50 (17)

Tra il 1980 e il 1983 completai la mia collezione dei dischi di Mina. Appena avevo qualche soldo comperavo un nuovo disco. Cioè, "nuovo" per me. Infatti poteva trattarsi anche di dischi vecchi di 15 anni... Era un po' come se uscisse un lp nuova di Mina al mese, a volte anche ogni due settimane...

All'epoca non capivo la fortuna di quel mio stato di grazia, ma una cosa posso dire, che non passavo a un disco nuovo se quello appena comperato non era interamente digerito, cantato, memorizzato.

Comperai Altro a via del Tritone, da "Disco Boom", un negozio che oggi non esiste più. Per un certo periodo fu quella la mia fonte di approvvigionamento mazziniano.
Era la primavera del 1982. Andavo tutte le settimane al planetario, a fine aprile c'era il festival di musica a Via Giulia, e, anche se non avevo ancora il Walkman avevo la capacità di sentire nella mia testa la sua voce, le sue canzoni, che mi accompagnavano anche fuori casa...

Dall'Album Altro (che io comperai separatamente ma che, quando uscì nel 1972, uscì insieme al suo secondo album live, Alla bussola dal vivo) mi colpirono diverse canzoni, ma una in particolare mi parlava. Si tratta de L'abitudine che ancora oggi riusce a mettermi nello stesso indicibile stato d'animo, è come se riscoprissi, ricordassi, un periodo passato, apparentemente dimenticato, oppure irrimediabilmente perduto...
Il testo (nella versione italiana del mai abbastanza compianto Bruno Lauzi) parla di una innamorata che si piange addosso perché lui non la ama, quindi, all'epoca, era perfetto per me. Non avere storie d'amore, pensavo, non mi autorizzava a sperare per il meglio e cantare di amori che non avevo; cantare di amori che non avevo più, anche se in realtà non li avevo ancora avuti, invece, esprimeva il mio dolore per non avere un amore...
L'arrangiamento, molto elegante per l'epoca, è del maestro Salerno (uno dei 5 diversi arrangiatori dell'album, quando Mina lavorava bene, senza il figlio...).
Vi propongo la canzone con un video montaggio di foto fatto da me, ieri notte, perché sulla rete non era disponibile.


Da qualche parte avevo letto che esisteva una seconda versione della canzone su Del mio meglio n° 5, ma non avevo mai creduto fino in fondo alla voce e non avevo mai comperato il disco trattandosi di una compilation.


All'epoca ero più incuriosito di sentire la versione originale della canzone, della quale sapevo dell'esistenza solo perché nell'lp era riportato il titolo in inglese (Daddy's dream) (nel disco è riportato così con la seconda "d" minuscola..).


Solo adesso, grazie a internet, riesco a sentire sia la seconda incisione di Mina che la versione originale, che, scopro, è di Demetrio Stratos, un nome, un mito, per me totalmente sconosciuto.
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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