2 novembre 2008

2 novembre 1975



Nella notte tra il primo e il due novembre del 1975 Pier Paolo Pasolini viene assassinato, sul suo corpo ancora vivo passano una ma forse due automobili.
Ci sono anche tracce di pneumatici che dalla porta del campetto arrivano fino a Pasolini. Poi c’è lui, Pier Paolo, è steso in avanti, la tempia e la guancia sinistra appoggiate sul terreno, il braccio destro scostato dal corpo e il sinistro sotto.. Indossa una canottiera sollevata dal dorso, con un solo piccolo strappo, e calzoni abbottonati alla cintola.

Pier Paolo viene voltato sulla schiena, è stato massacrato come difficilmente si può immaginare. E’ coperto di sangue, ha ecchimosi sulla testa, sulle spalle, sul dorso e sull’addome. Ha la mano sinistra fratturata in più parti, dieci costole spezzate, ha profonde ecchimosi al volto e il naso fratturato verso sinistra. Un massacro eseguito con una ferocia inaudita.

Gli inquirenti sanno oramai chi è quell’uomo, tutta l’Italia lo conosce, ma occorre un riconoscimento ufficiale da parte di un parente un amico, uno di questi viene rintracciato, è Giovanni Davoli detto”Ninetto”, di professione attore, grande amico di Pier Paolo.
(fonte sito rifondazione-cinecittà/avvenimenti italiani



Dell'omicidio verrà accusato solamente Pino Pelosi condannato nel 79 a 9 anni e sette mesi per omicidio volontario.

A trent'anni dall'omicidio, nel maggio 2005, alla trasmissione televisiva della Rai Ombre sul giallo, in contraddizione con la sua confessione in fase processuale, afferma di non aver partecipato in prima persona all'aggressione di Pasolini, ma che questa fu effettuata da tre persone, a lui sconosciute.

A giustificazione della sua reticenza e dell'essersi accollato la responsabilità dell'omicidio, Pelosi afferma di essere stato minacciato di morte assieme ai suoi genitori da parte di uno degli aggressori, e di aver pertanto atteso fino alla morte (per cause naturali) di questi ultimi, prima di iniziare a parlare.
(fonte Wikipedia)

La morte di Pier Paolo mi ha sempre colpito in un modo viscerale, per come l'omertà ha taciuto e sempre tacerà la verità, perché, nonostante l'enorme statura artistica, politica e morale di Pasolini, è morto ammazzato da un pischello al quale ha fatto una pompa, e, come tutti i froci, quella morte se l'è cercata.
Questo modo di pensare mi ferma il cuore, mi fa diventare un fascista, perché ucciderei con le mie mani chi lo pensa e al giudice direi di darmi la pena massima perché non solo non mi pentirei di quel gesto, ma potendo, lo rifarei.

Pagane tradizioni


Sarà stato il 2002 o il 2003. Eravamo andati a Prima Porta. Eravamo partiti da casa di mia sorella, io, Da., mio cugino Andrea, sua sorella Michela e, lentamente (mia sorella incarna il luogo comune che una donna "fa aspettare l'uomo") arrivammo, per una strada di campagna, fino al cimitero di Prima Porta, dove è stata tumulata mia madre. Si occupò mia sorella della tumulazione, della lapide e di tutto il resto, l'unico mio intervento si limitò a correggere l'epitaffio, trasformando un banale "i figli" in un più personale "Alessandro, Silvia e Buio", dove Buio era il nostro gatto nero (morì nel 97) che mamma aveva amato tanto.
Era una giornata fredda e umida, nuvolosa, e noi eravamo tutti lì. Mia sorella lava la lapide, sostituisce i fiori marciti, e io, come ogni volta che vado al cimitero, arretro inorridito appena annuso l'odore di fiori che marciscono ché mi sembra così osceno perché ricorda che in quelle celle di cemento ben altri marcimenti si stanno effettuando...
La visita prevede due tappe. Anche la madre di Andrea e Michela sta a Prima Porta, stroncata a 50 anni da un cancro (mia madre ne aveva 54...) per cui alla nostra pena si aggiunge la loro e viceversa. A un certo punto mia sorella ci chiede di dire una preghiera, siamo tanti, ci mettiamo in circolo, tenendoci per mano. Michela inizia a piangere, senza singhiozzi, è solo che non riesce a trattenere le lacrime. Io penso, non so se proprio durante la preghiera, che da qualche parte, lì, è sepolto anche Fernando, il marito di Frances, ma non so dove e rinuncio a cercarlo prima ancora di provarci.
Dopo il cimitero ci rechiamo in un ristornate. Nella strada di campagna che percorriamo, e che ci allontana inesorabilmente da Roma, ne passiamo diversi che non ci soddisfano, o, meglio, che non soddisfano mia sorella. Io intervengo solo quando sono le tre e temo che nessun ristornate ci faccia più mangiare.
Mangiamo in un posto decente, pasta carne e tanto vino, a un costo modico.
Durante tutto il viaggio di ritorno io sonnecchio mentre digerisco. Mia sorella, dietro di me, parla per tutto il viaggio al cellulare e il suo vocio querulo e sciocco non mi fa addormentare del tutto.
Arrivati a Roma mi metto davanti al pc, a lavorare, come al solito, sin dai tempi dell'università i giorni di festa sono perfetti per lavorare (o studiare) perché c'è silenzio in giro e nelle case e il tempo sembra scorrere più lentamente.
L'anno dopo mia sorella mi propose di ripetere l'esperienza ("ti era piaciuta tanto" mi dice) le rispondo che era stato bello condividere con lei e i nostri cugini un momento di intimo e raccolto dolore ma che non volevo assolutamente che quel momento unico si trasformasse in un rituale. Così mia sorella è tornata per almeno un altro paio di anni a Prima porta coi cugini da sola.
Io trovo quel rituale un inutile orpello e trovo sfacciatamente presuntuoso quell'occupare spazio dei morti. Ingombranti e inutili, non servono a nulla. Chissà, i cristiani, che credono nella risurrezione della carne, forse si aspettano che quando arriverà quel giorno, le bare si scoperchieranno e ne usciranno fuori tutti i defunti, rinnovati nelle loro carni, vero miracolo, ben più di quello dello spirito...
Io non ho bisogno di credere a questo mito pagano, non mi serve andare a trovare mamma al cimitero per ricordarmi di lei, e mia sorella me lo rimprovera spesso, bonariamente: ieri sono andata a trovare mamma mi disse una volta, intendendo al cimitero, e io, serafico Ah si? Come sta?!
Mia madre è in me, ogni volta che le cose che mi capitano mi fanno pensare a lei: chissà cosa ne avrebbe pensato mamma, questo le sarebbe piaciuto, questo no...
La visita al cimitero è una sovrastruttura, un bisogno costruito socialmente di ostentare un sentimento che, per quanto mi riguarda, è privato, intimo, personale.
Meglio la cremazione, e la successiva dispersione delle ceneri, almeno non occupi più spazio e non rimane di te una sopravvivenza ingombrante e oscena...
Certo, se ti hanno disperso le ceneri, come fai a risuscitare nella carne ? Ecco perché i cristiani hanno tanto avversato la cremazione, cercando di obbligare la tumulazione dell'urna... Che rito ipocrita quello della messa funebre, polvere alla polvere un paio di maroni. Dai reliquiari dei santi alle ossa dei benedettini il cristianesimo ha sempre avuto il culto fisico dei morti, la reincarnazione non è quella dell'anima, ma quella delle ossa.
Un'idea ancestrale quella di tornare in vita non nello spirito (come si crede) ma nella carne, d'altronde da una religione che a ogni messa mangia il corpo e beve il sangue del figlio di dio cosa ci si deve aspettare?...
Chissà se penserò a tutto questo quando, fra qualche tempo, disperderò le ceneri della mia amica Frances, seguendo sue precise istruzioni sul come farlo e cosa dire...
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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