8 luglio 2008

Roma Fiction Fest (1) Cominciamo bene...

Solo un titolo retorico...
Tra sciopero degli autobus (16 euro di taxi, azz, orc, vaff*) e ritardi ingiustificabili delle proiezioni (vedi avanti) il Fiction Fest inizia nel caos.
Grandi gadget (come le drive pen da due giga, il cappello bianco finto paglia, il ventaglio, utilissimo visto che, a differenza dell'anno scorso, l'aria condizionata è al minimo) ma, purtroppo, pochissima gente in sala.

Il primo TF che ho visto è Lalola una serie Argentina, girata in digitale, fotografia non eccellente, che racconta di Lalo, uno sciupafemmine incallito che viene trasformato in donna da una delle ragazze che ha scaricato. Da donna Lalo/Lola deve barcamenarsi in un mondo maschilista... L'idea è carina, anche se non originale (la storia ricorda molto da vicino quella di Nei panni di una bionda, (Usa, 1991) di Blake Edwards con Ellen Barkin).

A interpretare Lola Carla Peterson una famosa attrice Argentina. (la potete vedere in una breve sequenza, quando Lalo si risveglia e si accorge di essere diventato Lola).


Idea discutibile, anche perché presenta un'immagine del mondo femminile molto stereotipata (Lalo/Lola, come Ellen Barkin, non sa indossare reggiseno, non sa camminare sui tacchi a spillo, è poco femminile nel modo di muoversi, nel lessico) ma il format permette sviluppi interessanti.
Format che, secondo quanto dice blog.it, e conferma La Stampa, verrà ripreso in Italia, per il prime time della primavera 2009, e avrà Sabrina Ferilli come protagonista.

Di Kryminalni non posso dirvi nulla perché la proiezione è iniziata con 15 minuti di ritardo e solo dopo 10 minuti è stata interrotta perché "il cast per incontrare il pubblico è arrivato". Ho atteso 8 minuti il loro arrivo e poi mi sono diretto in un'altra sala dove mi aspettava la proiezione successiva (che avrei perso dato il ritardo accumulato...).

Da quel poco che ho potuto vedere, sembra una serie che emula troppo quelle statunitensi... Ma 10 minuti non sono sufficienti per esprimere un giudizio...


Confessions of a Superhero è un film interessante ma discutibile che racconta la vita di quattro aspiranti attori che sbarcano il lunario a Hollywood facendo fotografie con il pubblico per le vie di Hollywood Boulevard vestiti da supereroi (Superman, Batman, Hulk e Wonder Woman) e vivendo delle mance che riescono a fare (nelle giornate in cui va bene fino a 500 dollari...). Con la schiettezza che caratterizza gli americani, il film racconta dell'intollerante Hollywood (che arresta questi ambulanti, mal visti, solo se sono troppo aggressivi con il pubblico, cioè se chiedono troppo insistentemente di farsi una foto) e della vita grama che fanno. Il film intervista parenti dei quattro, ritrae momenti della loro vite private. Le cose funzionano quando la telecamera (il film è girato in video) testimonia il loro racconto (come quando uno dei quattro protagonisti indica il posto dove si nascondeva al mondo quando, barbone, dormiva per strada, oppure quando mostra l'home-video del matrimonio a Las vegas della ragazza che interpreta Wonder Woman).



Ma poi, impercettibilmente, il film scivola nella fiction più trita, raccontando in diretta la proposta di matrimonio del ragazzo che interpreta Superman (sul quale il film è troppo sbilanciato concentrandosi molto più su di lui che sugli altri tre) o quando il tipo che fa Batman, confessa al suo psichiatra, davanti la telecamera, in costume (!!!) di avere ucciso degli uomini di una banda che avevano ucciso la sua prima moglie...(?!).
Il film perde in credibilità e la durata da feature movie di 90 minuti non gli giova, snellito anche di buoni 20 minuti avrebbe sicuramente guadagnato in incisività.
Un film da vedere comunque, che racconta un'America niente affatto nascosta ma che qui, all'estrema provincia, non arriva e non si conosce.


E' italiano il format più interessante, quello di Mamme nella rete.
Sito internet, tv via web e altro, dove delle donne si consorziano e raccontano le loro esperienze di mamme, scrostando via tutti i luoghi comuni e facendo fronte alle pressioni sociali che vogliono le mamme cittadine di serie b relegate in casa nel loro ruolo materno e non cittadine attive che possono partecipare alla vita della città, del paese, del territorio malgrado la loro gravidanza (in sala c'era una mamma con il figlio di 6 mesi, in carrozzina, che dormiva...).
Tornerò su questo format, che merita, da solo, un post tutto per sé.

La serie più divertente è quella di Clara Sheller, produzione francese, ambientata a Parigi,

della quale Fox Live in Italia ha già trasmesso le 6 puntate della prima stagione (a differenza di quanto riportato nel programma NON è una serie lunga... ma un mini-serial) e al Fiction Fest abbiamo visto le prime due puntate della seconda stagione.
Clara lavora in una rivista nella quale scrive una rinomata ma poco apprezzata rubrica, vive da tre anni con Gilles, nell'appartamento al piano di sopra abita JP il suo migliore amico, gay, che ha avuto un flirt con Gilles (solo una pomiciata...) prima che lei ci si mettesse insieme. Jp e Carla hanno avuto a loro volta un flirt e Clara è rimasta incita di lui, ma ha rinunciato al bambino...
Classici intrighi da soap il TF è girato bene, con un ritmo serratissimo (e non come certe fiction italiane che tirano per le lunghe qualche ideuzza di sceneggiatura fino allo sfinimento, come ne I Cesaroni o ne I Liceali) dando forma a un immaginario collettivo in cui etero e gay, pur senza abbandonare mai del tutto certi cliché, hanno una vita più di spessore...


M.D.M.A. è un documentario di Omir Bonakdar e Keyuan Alimohammady (Iran, 2007). L'acronimo sta per MetilDiossiMetaAnfetamina il principio attivo dell'ecstasy.
Il documentario, a metà tra una pubblicità-progresso (in stile iraniano dunque diversa agli occhi di un comune occidentale quale il sottoscritto) e un'emissione (pseudo)scientifica, ha il pregio di informare sui danni dell'ecstasy, ma come ogni altro documentario sulle droghe, soffre dello stesso vizio ideologico: cioè che le droghe sono un male (il che è vero) ma non, per esempio, le sigarette, che nel documentario tutti fumano tranquillamente senza che nessuno si senta in obbligo di informare ANCHE sui danni del tabacco : le droghe fanno male ma le sigarette no.
Questo perché il consumo di sigarette è una pratica sociale tollerata (oggi per fortuna sempre meno) e quella delle droghe no. Un documentario serio sulle droghe dovrebbe partire proprio da lì: perché questo tabù sulle droghe e non su altre sostanze intossicanti, alcool e sigarette in primis?
Ora, durante il documentario si dice che le sigarette sono il primo viatico per le droghe (sic!), ma dare una informazione sbagliata non aiuta certo a prendere coscienza di un consumo che nuoce gravemente alla salute...
MDMA si divide tra alcuni attori-testimoni di diverse età e retaggio (giovani, anziani, scienziati, uomini, donne, attori) che danno informazioni, molto precise, sugli effetti del MDMA e sui danni all'organismo, e tra alcuni ex tossici (uomini e donne, tutti molto giovani) che raccontano, in termini sempre più iperbolici, le loro disavventure di consumatori di ecstasy e affini. E' a uno di loro (quindi in maniera soggettiva e non "ufficiale" come sarebbe stato se lo avesse detto uno dei narratori) a implicare il solito luogo comune che dall'hashish si passa alle droghe pesanti (cosa che non solo non è vera ma è stata ampiamente contraddetta dai paesi in cui il consumo di droghe leggere è stato più o meno legalizzato, come L'Olanda...).
Però l'argomento è talmente importante e le informazioni date in maiera diretta e precisa (purt coi i liniti detti) che non si può dare un giudizio totalmente negativo.
Inoltre la forma scelta è talmente interessante, con un montaggio estetizzante (come i giochi con l'alfabeto iraniano come inserti di grafica), e le inquadrature che lasciano fuori campo persone (soprattutto gli intervistati ex tossici) e oggetti, da meritare un approfondimento.
Ma sulla rete non ho trovato nulla oltre gli scarni dati del sito del festival... e questa magnifica foto...


Poi purtroppo ho avuto l'infelice idea di cambiare sala e invece di vedere Cut Up Kids (GB, 2007)
di Emma Parsons, sui ragazzi british che si autoinfliggono ferite (fenomeno emergente oltre manica...) attratto dalla sirena della Sci-Fi (e da Isabella Rossellini) ho visto Infected (Canada, 2007) di Adam Weissmann, penoso nel plto pessimo nella recitazione, discreto negli effetti speciali.















Un film del quale non si sentiva certo la mancanza e l'immagine di Isabella Rossellini nel ruolo di un insetto alieno con due zampe a forma di chele che le spuntano dalle zinne spero scompaia presto dalla mia memoria (a costo di consumare ecstasy per farmi venire un buco nel cervello...).

Un film PESSIMO per il quale sono uscito dal cinema all'una e trenta... e della cui scelta non perdonerò mai i due organizzatori o chi per loro lo ha messo in programma.



*Sono favorevole agli scioperi, un diritto costituzionale, poi questo è andato molto bene, contro l'arroganza padronale. Non sopporto chi si lamenta degli scioperanti come fosse una vacanza fare lo sciopero, si ignora o si fa finta che chi sciopera non viene pagato... Le imprecazioni sono per il prezzo salato della corsa in taxi...
bello essere
quello che si è anche se si è
poco
pochissimo
niente


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